comelicosup
Servizi

Le Torbiere di Danta

Il SIC "Torbiere di Danta" ha una estensione di circa 200 ha ed è ubicato ai limiti settentrionali dell'area dolomitica, su un promontorio che si stacca dal Gruppo delle Dolomiti di Sesto, proteso sulla valle del Piave e racchiuso a Nord-Est dal torrente Padola e a Sud-Ovest dal torrente Ansiei. L'altopiano al cui margine sorge l'abitato di Danta raggiunge una altitudine massima pari a 1.661 m.
Il complesso delle torbiere di Danta, insieme a quello della zona di Coltrondo in Comelico, rappresenta per numero di specie rare presenti, qualità delle cenosi e stato di conservazione uno dei siti di maggior rilevanza naturalistica e di interesse floristico-vegetazionale della regione Veneto. La sua relativamente recente conoscenza (anni '90) lascia inoltre spazio a nuove possibili acquisizioni.

Foto aerea


All'interno del SIC si riconoscono più biotopi torbosi tra loro distinti anche se a volte collegati da una rete di impluvi ed ambienti umidi di minor importanza. Tre sono le aree particolarmente significative per dimensioni e complessità ecologica. Una quarta torbiera di straordinario valore naturalistico, non è compresa nel perimetro del SIC, ma in quello più esteso della ZPS di recente ridefinizione (IT 3230089 "Dolomiti del Cadore e del Comelico).
Caratteristiche generali
II tracciato parte dalla strada provinciale n. 6 che conduce da Danta ad Auronzo di Cadore e, attraverso la zona torbicola presso la parte bassa della Val di Ciampo, chiamata anche "Pontigo", e il bosco sottostante, si raggiunge la torbiera in zona Cercenà, congiungendosi a "Ponte Mauria" con la strada comunale che dall'abitato di Danta porta alla Madonna di Monte Piedo. Esso costeggia entrambi i siti torbicoli suddetti, riducendo al minimo l'impatto sia in fase di esecuzione sia di fruizione. La lunghezza totale del tracciato è di 1196 m con un dislivello di 60 m.

Tempo di percorrenza

II tempo necessario per percorrere il sentiero e apprezzare le ricchezze naturali circostanti è approssimativamente di 1 ora. Partendo dall'abitato di Danta si impiegano circa due ore e mezza per compiere l'intero giro.
La torbiera della Val di Ciampo
Situata a 2 km dell'abitato in direzione Ovest, è la torbiera di maggiori dimensioni (13,5 ha) estesa fra i 1358 ed i 1425 m s.l.m.m., divisa in due dalla strada provinciale n. 6.
La zona a monte, presenta i caratteri di una torbiera bassa soligena soggetta a scorrimento superficiale. Nella sua parte occidentale si riscontrano comunità attribuibili all'habitat torbiere basse alcaline (7230). Sui versanti più asciutti sono ben rappresentate le praterie con Molinia (6410), habitat in forte regresso su tutto l'arco alpino. Nella parte prossima alla strada vegetano comunità dei prati umidi (transizioni tra molinieti e praterie montane da fieno 6520).
Di particolare integrità la porzione orientale in cui si rinvengono diversi habitat di tipo torboso difficilmente separabili: Torbiere basse alcaline (7230), Torbiere di transizione e instabili (7140), Depressioni su substrati torbosi del Rhynchosporion (7150) ed uno dei migliori lembi di torbiera alta attiva (7110*).
Nella zona a valle della strada si realizzano invece le condizioni per la formazione di una torbiera intermedia con comunità a sfagni (7140). La giacitura pianeggiante depone per una torbiera topogena con apporti d'acqua ricca di soluti dai versanti circostanti. Una zona a piccoli cumuli con caratteri maggiormente oligotrofici corrisponde ad una fase giovanile di torbiera alta attiva (7110*).
Scientificamente rilevante una piccola zona caratterizzata da una rete di piccole pozze in corrispondenza delle quali si riscontrano frammenti con Scorpidio-Utricularietum minoris, Rhynchosporetum albae, Caricetum limosae, oltre all'immancabile presenza di Carex rostrata, . Drosera longifolia, davvero abbondante, e Drosera intermedia assai più rara.

Torbiera Dante


I biotopi torbosi sono circondati da un fertile bosco misto a prevalenza di abete bianco, solo localmente più acidificato in corrispondenza di affioramenti più marcatamente silicatici o a seguito di precedenti interventi. All'interno del bosco la presenza di nuclei caratterizzati da fenomeni di ruscellamento superficiale determina un'insolita presenza di entità riferibili alle comunità del Caricion davallianae.
La torbiera della Val Mauria
La torbiera di Palù Mauria si estende per 4 ha in direzione NNE, di fronte all'abitato di Danta, ad una altitudine media di circa 1.330 m s.l.m. Si presenta come una depressione naturale a est della strada che conduce nella zona di Piedo.
Vicino alla casera dalla quale si accede al sito, si notano comunità nitrofile rigogliose a Filipendula ulmaria, Crepis paludosa e a Cirsium heterophyllum. Molto abbondante è Equisetum sylvaticum (come nei boschi umidi del comprensorio).
Nel settore meno disturbato e di maggiore interesse si osservano le comunità dominate da Carex rostrata, o da Menyanthes e si apprezzano in particolare le pozze con Carex limosa, Rhynchospora alba, Drosera longifolia, Utricularia minor. Si tratta di stazioni prevalentemente riferibili all'habitat Torbiere di transizione (7140).
In ambiente relativamente più asciutto si sviluppano anche piccole comunità a Carex dioica. Aspetti riconducibili ad una torbiera bassa soligena in pendio sono quelli a Trichophorum alpinum, sempre associato a sfagni, Trichophorum caespitosum e Schoenus ferrugineus, oltre agli eriofori.
Più a valle, superato il bosco e poco visibile, un esteso canneto anche in pendio costituisce un elemento di interesse perché, nonostante una minore ricchezza floristica, contribuisce alle aprezzabili caratteristiche di wilderness dell'area.
La torbiera di Cercenà
La torbiera di Cercenà si estende su un pianoro di circa 4 ha, a 3 km dall'abitato in direzione ovest, ad una altitudine di circa 1315 m. Si tratta di una torbiera topogena in cui prevalgono aspetti di torbiera intermedia (7140) e di torbiera alta attiva (7110*). L'aspetto più caratteristico, tuttavia, è quello rappresentato dal Pino mugo-Sphagnetum, qui abbastanza ben conservato anche se non ancora molto denso. La presenza di Sphagnum fuscum indica situazioni più avanzate, cioè cumuli più acidi e asciutti.
Sui cumuli sono sempre abbondanti Calluna e Vaccinium, l'Eriophorum vaginatum e la Carex pauciflora. Nelle depressioni, assieme ad Andromeda polifolia e Vaccinium microcarpum (presenti anche sui piccoli cumuli), si segnalano la rara Rhynchospora alba e un nucleo a Carex lasiocarpa. Nel tricoforeto (su tappeti di Sphagnum magellanicum, S. capillifolium, S. angustifolium e anche S. fallax) è diffusa la sola Drosera rotundifolia, mentre non mancano consorzi a Carex nigra e a Carex rostrata.
Di pregio è anche l'habitat forestale. Oltre al tipico abieteto, si segnala anche un nucleo di pecceta a sfagni da riferirsi all'habitat prioritario 91D0.

Torbiera


Le zone forestali evidenziano quasi sempre apprezzabili livelli di fertilità, testimoniati da una notevole facilità di rinnovazione e dal bel portamento delle fustaie. Si tratta di suoli maturi e talvolta profondi, spesso acidificati sia per la natura del substrato (le arenarie di Val Gardena, dotate di ottima potenzialità pedogenetica, danno reazione acida) che per le caratteristiche climatiche e topografiche. Solo in corrispondenza degli affioramenti della formazione gessosa a Bellerophon, i suoli sono più drenanti e si sviluppano formazioni meno fertili, spesso con pino silvestre. Quest'ultimo è, come un po' in tutta la zona dotato di forte concorrenzialità e contende all'abete rosso l'ingresso nelle aree libere da vegetazione arborea.
La torbiera di Palù Longo
Un accenno particolare va fatto su questo biotopo situato in località Palù Longo, sotto la strada, al confine occidentale del SIC, collocato esattamente a valle di una discarica di inerti regolarmente autorizzata. La torbiera manifesta caratteristiche generali originali, con spessori di torba che superano i 10 metri e un'importante rete di alimentazione idrica.
Pur ridotta in superficie rispetto all'origine, presenta ancora il nucleo principale integro nella parte a sud: si tratta di una torbiera alta attiva (habitat 7110, prioritario) con sfagni e pino mugo e, in parte, di torbiera boscosa (habitat prioritario 91D0).
Importante la presenza di una depressione in cui vegetano cenosi del Rhynchosporion (habitat 7150) in cui sono presenti, tra le altre specie di rilevante valore floristico e di lista rossa, Rhynchospora alba, considerata CR (gravemente minacciata, massima categoria di rischio secondo la normativa IUCN) a livello nazionale e anche regionale, Drosera longifolia, specie carnivora valutata VU (vulnerabile) a livello nazionale e CR a quello regionale, e, soprattutto, l'ancor più rara Lycopodiella inundata, che pur essendo valutata VU sia a livello nazionale che regionale, è considerata CR nella lista rossa provinciale dato che Palù Longo è una delle due uniche stazioni note in provincia e nell'intera Regione Veneto.
Inoltre, i primi sondaggi hanno confermato che la vita di questi lembi torbosi è stata lunga e complessa e risulta di eccezionale importanza storica la possibilità di ricostruire attraverso l'analisi pollinica la conformazione delle cenosi presenti nel territorio risalendo cronologicamente fino al periodo postglaciale.