Cenni storici della Val Comelico
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Cenni storici della Val Comelico

La Stua
Il territorio della Val Comelico, confinante con l'Alto Adige e con l'Austria, fa parte del Cadore.
Quest'ultimo ha una storia molto antica: infatti i ritrovamenti archeologici abbondano a partire da quello di Mondeval (posto a quota 2150 m. presso San Vito di Cadore) risalente al Mesolitico (8000 anni fa); vi sono poi i ritrovamenti di necropoli a Lozzo, Pozzale e Valle che indicano che questi luoghi erano già abitati nel 1000 a.c. e, per finire, abbiamo le iscrizioni venetiche risalenti al 500/600 a.c. scoperte a Lagole e Calalzo. Possiamo quindi affermare che la presenza dell'uomo in questi luoghi fu cospicua sin dai tempi più remoti.

Per il Comelico, invece, non essendosi avuto alcun ritrovamento archeologico, non si può fare nessuna ipotesi e dobbiamo limitarci a pensare che la sua storia segua quella di tutto il Cadore per il periodo preistorico. Successivamente, giunsero su tale territorio il popolo Ligure (del quale facevano parte gli Euganei), gli Illirici e, infine, i Veneti seguiti da Galli e Celti.

Per ciò che riguarda l'epoca romana, dal punto di vista dei ritrovamenti, la situazione non cambia: le testimonianze abbondano nel Cadore ma non ve ne sono nel Comelico. La regione fu sottomessa ai romani forse nel 115 a.c., quando il console M. Emilio Scauro sconfisse i Galli della Carnia. Certamente, il Cadore faceva parte della decima regione romana (Venetia et Histria) quando, nel 27 a.c., C. Augusto divise l'Italia a lui sottomessa. In una lapide ritrovata a Valle di Cadore si legge che i Cadorini erano iscritti alla tribù Claudia, che era quella personale dell'imperatore. L'unica cosa che si può ipotizzare riguardo al Comelico per l'epoca romana è che vi passasse una strada romana che collegava Auronzo con la Val Pusteria attraversando il Passo di Sant'Antonio e quello di Montecroce.
Dopo la caduta dell'impero romano si ebbe un succedersi di invasioni.

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I primi a giungere furono gli Eruli di Odoacre (476-493) ai quali seguirono gli Ostrogoti di Teodorico (493-548), i Franchi Merovingi (548-553), i Bizantini (553-568) e i Longobardi sotto la cui dominazione (568-774) il Cadore fu una "scudalscia", cioè una zona affidata ad un gruppo di centoventi guerrieri con le loro famiglie. Probabilmente fu in questo periodo che si popolò definitivamente il Comelico. Infatti si può presupporre che dalla Val Pusteria attorno al 565 giungessero popolazioni in fuga dai Bajuvari (attuali Bavaresi) in Comelico, in Val Badia e in Val Gardena e, visto che tale spostamento è documentato per queste ultime due valli e che il dialetto ladino è comune a tutte e tre, può essere avvalorata l'ipotesi che questo accadesse anche in Comelico. Con l'arrivo dei Franchi Carolingi (774-888) si ebbe l'inizio del feudalesimo. Dai barbari il Comelico e il Cadore derivarono l'ordinamento delle terre.

Dopo la dominazione dei Carolingi vi fu un alternarsi di domini fino a quando, nel 1027, il Cadore entrò a far parte dei possedimenti del Patriarcato di Aquileia. Per ciò che riguarda il Comelico è certo che già prima del mille vi fossero dei piccoli insediamenti e questo è confermato da numerose pergamene che regolano compravendite nelle quali compaiono riferimenti a questo territorio. Nel 1138 l'allora Patriarca di Aquileia subinfeudò il Cadore ed il Comelico ai Da Camino a causa della lontananza e della scarsità di interesse per la zona. Questi, nel 1235 elargirono un primo statuto e si presume che in questo periodo nascessero i primi nuclei di quelle che poi sarebbero divenute le Regole, ovvero organi di gestione del patrimonio agro-silvo-pastorale formati dai capofamiglia di ogni villaggio. Dopo un breve periodo (dal 1337 al 1347) durante il quale vi fu la dominazione tedesca, il Cadore e il Comelico tornarono a far parte del territorio dei Patriarchi di Aquileia che accettarono lo statuto realizzato nel 1335 dai Cadorini e dai rappresentanti del Comelico. Il dominio dei Patriarchi si interrompe nel 1420 quando subentra la Repubblica di Venezia: essa avrà il dominio sul territorio fino al 1797 e lascerà sino dall'inizio la possibilità di autonomia legislativa, amministrativa e giudiziaria.
A causa della guerra tra Venezia e l'imperatore Massimiliano I, nel 1508 orde di tedeschi scesero da Montecroce e distrussero Padola, Dosoledo, Candide e Casamazzagno. Una leggenda narra che non proseguissero oltre perché, udito il suono di un corno da pastore, strumento usato anche in battaglia, temendo di essere attaccati dai Cadorini fuggirono atterriti.

Nei successivi anni vi fu una forte espansione demografica e si ebbe un periodo piuttosto tranquillo sino al 1797, quando al dominio della Repubblica di Venezia subentrò quello di Napoleone che soppresse le Regole, istituì i comuni, creò la provincia di Belluno, che ancora oggi segue gli stessi confini, introdusse l'istruzione obbligatoria, e impose che i cimiteri fossero posti fuori degli abitati. Dal 1801 al 1805 si ebbe un breve periodo di dominazione austriaca. Dal 1809 si ebbero scorrerie antinapoleoniche da parte di milizie tirolesi, ma i Comeliani restarono sempre fedeli ai Francesi. Alla caduta di Napoleone, dal 1813, si ebbe nuovamente la dominazione austriaca che perdurò sino al 1866 quando il Cadore, in seguito ai moti risorgimentali, riuscì a liberarsi e ad unirsi all'Italia grazie ad un plebiscito per l'annessione del Veneto al Regno d'Italia. In verità, nel 1848, vi era stato lo sfortunato tentativo insurrezionale di P. F. Calvi che terminò con la fuga e la morte di quest'ultimo.

Dopo l'annessione all'Italia si ebbe un ulteriore aumento demografico.
Nel 1881 e nel 1882 la regina Margherita visitò il Cadore e il Comelico insieme al futuro re Vittorio Emanuele III. La storia degli anni successivi è tristemente nota a causa delle aspre battaglie che durante la guerra del 1915-1918 insanguinarono le vette dei monti, una guerra che portò, dopo la sconfitta di Caporetto, le truppe austriache in queste valli dalle quali la popolazione fu costretta a scappare e chi non lo fece assistette al triste spettacolo di devastazione portata dal nemico.

Bagni Valgrande
Con la fine della guerra si ebbe la ripresa del turismo che già dalla seconda metà dell'Ottocento aveva cominciato a svilupparsi di pari passo con l'alpinismo e con lo sfruttamento delle acque termali delle varie sorgenti della zona. Attualmente l'economia della zona si basa sull'industria dell'occhiale e sul turismo che, però , sia nel primo che nel secondo dopoguerra, ha avuto un ruolo marginale nell'economia cadorina la quale, a lungo, ha continuato a basarsi sull'attività agro-silvo-pastorale.