Il sentiero Frassati
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Da S. Pietro di Cadore a Padola

DA SAN PIETRO DI CADORE A PADOLA DI COMELICO

Formato dai Comuni di Santo Stefano e di San Pietro con le Frazioni di Campolongo, Mare, Presenaio, Valle, Costalta, Costalissòio e Casàda, è totalmente attraversato dal fiume Piave che ha scavato il profondo solco che si snoda fra i Gruppi delle Tèrze - Brentoni e quelli dei Longerìn - Popèra. I paesi sono sparsi sulla costa solatìa, alcuni verso il fondo della valle, altri appollaiati in posizione invidiabile a quote più elevate. Sono terre antiche queste, terre dure da lavorare e dure da vivere nei lunghi interminabili inverni, ma dove le tradizioni religiose, unite a quelle delle Regole, hanno aiutato non poco le genti comeliane a giungere fin qui, preservando abbastanza bene la loro cultura dagli attacchi esterni.
Non mancano le opere d'arte, sia legate alla fede (che menzioneremo lungo l'itinerario), ">
San Pietro Padola
che al civile abitare. Ne sono esempio le belle case padronali, alcune di squisita fattura, che si incontrano nei vari villaggi, come il Palazzo Pellizzaroli, il Palazzo Pellizzaroli-J anesi e la Casa J anesiBettini a Santo Stefano; quindi il Palazzo Poli-De PoI a San Pietro e ancora il Palazzo Poli-De PoI a Mare.
Fede, arte, cultura, aria pura, acque, foreste, prati, rustici ... Non si può chiedere di più alla Divina Prowidenza ... Dalla piazzetta con fontana (davanti al Palazzo Poli-De e alla chiesa di San Pietro) si prende la stradina asfaltata che, alle spalle del palazzo, sale ripida sulla sinistra fra le case e giunge, dopo circa 200 metri, alla curva dove si immette sulla strada per Valle. Dieci metri prima di detta strada, si va a sinistra mirando al piccolo capitello di SANT'ANTONIO. La viuzza passa fra due case e poi va a sinistra diventando sentiero a fondo erboso che procede ondulato verso un fieniletto ristrutturato con rudere a lato. Si passa sotto questi, poi alti sul burrone scavato dal Rio Rin. Poco oltre si entra nella Strada provinciale detta "Panoramica del Comèlico" che si segue fino alla curva presso la quale c'è il capitello della VERGINE DI FATIMA. A fianco di questo parte l'antico sentiero che taglia il tornante. A lato della strada c'è un CROCIFISSO e, oltre, un capitello dedicato a SANT' ANTONIO DA PADOVA. Quindi, rientrando nuovamente nell' asfalto, su a destra fra le case (alcune IMMAGINI SACRE e CROCIFISSI) fino al centro del caratteristico villaggio di Costalta dov'è la CHIESA DI SANT'ANNA (1302 m).
Dalla chiesa si scende un po' fino alla grande curva (sud ovest, direzione Cimitero; nei pressi si scorge un capitello con MADONNA, BAMBIN GESÙ, ANGIOLETTI e SANT'ANTONIO) a riprendere la "Strada Panoramica".

Da qui il tragitto è tutto su asfalto, meno "lungo" di quanto appaia sulle carte, grandemente panoramico, pressoché in quota, rilassante. Una grande passeggiata, insomma, rimasta - ingiustamente - fra le più sconosciute del Comèlico. Passato un capitello dedicato alla PIETÀ, si giunge sull' ansa formata dal grande costone del Bosco dei Giavi. Si incontra qui il capitello di SANT'ANTONIO DA PADOVA e, nei pressi, "La Baita" ristorante-bar ov'è possibile rifocillarsi. È, questo luogo, un balcone formidabile sul Comèlico Superiore e Inferiore, sul Gruppo del Popèra, sul colle ov'è adagiata Danta, ma anche sui Brentoni e sulle Tèrze a sud della grande valle.
Costalissòio (1247 m) è il primo paese che si incontra ed è delizioso, un vero poggio panoramico senza uguali. Un capitello dedicato alla MADONNA è appoggiato ad una casa, qualche CROCIFISSO pende dalle pareti esterne, al centro troneggia la CHIESA DELLA S5. TRINITÀ.
Immediatamente a sinistra della Chiesa si sale per la strada fra le case e poi ci si dirige a nord verso Val de Gere e Stabié1. Giunta, sempre offrendo visioni panoramiche uniche, sulla grande curva del Rio Palù, la strada ripiega verso sud ovest e in breve porta al paese di Costa (1346 m), uno dei più solitari, caratteristici, affascinanti paesi del Comèlico. La CHIESA DI SAN DANIELE domina sull'abitato; nei pressi c'è una teca con statuetta della MADONNA.
Dalla piazzetta della chiesa si prende la ripida discesa verso sud fino a rientrare sulla Strada Provinciale all' altezza di un tornante. (La "Panoramica", in verità, continua verso nord, oltrepassa un capitello con CROCIFISSO e MADONNINA, raggiunge la CAPPELLA CADUTI DI CIMA VALLONA [1224 mJ e scende in località Sega Digon dove si immette nella Statale 52 per Candìde, ma attualmente - siamo nella primavera del 2001 - è piuttosto sconnessa e, a tratti, franata). Nei pressi di alcuni fienili si stacca una stradina sterrata che mira al sottostante capitello di SAN GIOVANNI Bosco CON MADONNINA E SANTO. Ripre" sa la Provinciale e percorso un altro tornante, si può prendere, all' altezza di un folto boschetto di abeti, la scorciatoia che scavalca la protezione stradale e si inoltra nello sterrato erboso (proprietà privata; se l'erba è alta bisogna proseguire per la strada).
Sotto è sempre visibile il simpatico borgo di San Nicolò di Comèlico (1061 m) che presto si raggiunge toccando la bella piazza ov'è la preziosa ed antichissima CHIESA DI SAN NICOLÒ.
Tra il muro di cinta della vecchia chiesa ed un caseggiato si prende la ripida stradina che, costeggiato un pascolo recintato con dentro alcuni cervi, presto giunge sulla Statale 52 in località Lacùna (995 m) presso un palazzo con la data 1833 incisa sopra il portale (poco a nord di Campitello). Traversata la Statale si entra a Gera oltre un ponticello sul Torrente Dig6n, presso il quale sta il capitello del SACRO CUORE DI GESÙ. Raggiunto un altro capitello dedicato, questo, a SAN ANTONIO DA PADOVA, si devìa a destra a seguire la strada che, costeggiando il Torrente Pàdola, si inoltra nella valle. Subito sulla destra c'è la bella CHIESETTA DELLA SS. TRINITÀ presso il settecentesco Palazzo Vettori.
La strada passa, ora a destra ora a sinistra della riva del Pàdola ricco di acque, tra due ali di bosco fino a portare al solitario, minuscolo gruppetto di case rustiche di Sopalù (1033 m), abitato da una decina di persone, dove si trova il capitello del SACRO CUORE DI GESÙ.
A lato della piazzetta parte una mulattiera (unica via di comunicazione fino alla costruzione della Centrale Elettrica), inizialmente piuttosto ripida, poi più comoda e zigzagante per i prati e qualche fienile. Un CROCIFISSO, un po' bruciacchiato dal sole, si alza da una folta aiuola naturale di rossa" erba di San Giovanni". Infine la mulattiera si raccorda, all' altezza del CAPITÉL DI TÒBI (Capitello dei Tòbolo), con la stradina sterrata che collega Candìde a Sacco di Dosolédo.
Chi desideri raggiungere subito Dosolédo e Pàdola potrà proseguire a sinistra per la sterrata. Chi, invece, e speriamo siano tutti, vuoI vedere le opere di Candìde e di Casamazzàgno-San Leonardo (ritornando qui dopo la visita), dovrà proseguire a destra ad incontrare le prime case di Candìde. Salendo un po' si passa sotto il Municipio di Comèlico Superiore raggiungendo la Statale 52 all' altezza dell' antica ed affrescata Casa Gera. Traversata la strada si sale alla cinquecentesca CHIESA DI SANT'ANTONIO ABATE e alla più recente e massiccia CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA a Candìde (1212 m).
Ci pare d'obbligo suggerire una variante artistico-panoramica.
Continuando a salire per la ripida, ma comoda strada asfaltata (si vede subito l'antico e prezioso CAPITELLO DI CIAMORÌN affrescato da Giovanni De Min; poco più avanti, seguendo una strada laterale a sinistra, si trova un capitello dedicato a GESÙ GENUFLESSO CHE SORREGGE UN SOLDATO ESANIME), si giunge a Casamazzàgno (1281 m), stupendo balcone panoramico che sta di fronte a Danta. Dominante sul pendio è la CHIESA DI SAN LEONARDO Nuovo dalla quale si continua a salire fra le case fino a giungere sul colle straordinariamente panoramico ov'è l'antichissima CHIESETTA DI SAN LEONARDO VECCHIO (1345 m) edificata nel 1548. Nei pressi sta il capitello di GESÙ INCORONATO DI SPINE (vedi foto p. 55).

Casamazzàgno si può procedere direttamente e brevemente per Sacco e Dosolédo passando presso il Cimitero; ma se si vuole evitare la confusione stradale conviene seguire quanto segue.
Per le scorciatoie fra le case (o per una scalinata) si ritorna a Candìde all' altezza del Giardino Botanico, presso la Farmacia (informazioni sullo stato del giardino si possono ricevere dalla Regola di Candìde).
Poche decine di metri dal giardino (andando dalla Farmacia verso il Municipio e subito dopo l'Albergo Tòbolo), una scaletta di cemento riporta in basso sulla stradina sterrata che collega Candìde a Dosolédo. Si ripassa quindi per il CAPITÉL DI TÒBI e si prosegue attraverso amene praterie fino a giungere alla CHIESETTA DELLA VISITAZIONE o di SANTA ELISABETTA a Sacco di Dosolédo.
Da qui, seguendo la Statale 52, si entra a Dosolédo, si passa un fieniletto e sulla parete di una casa con negozio si vede un bel CROCIFISSO (CRISTU D SOMPRÀ). Da qui la strada sale fino a raggiungere in breve l'ampia piazza (1238 m) dominata dalla CHIESA DEI SANTI Rocco E OSVALDO (del Segusini, con altare del Brustolon).
Si può raggiungere Pàdola lungo la strada asfaltata (al bivio per il Passo di Monte Croce c'è il capitello detto di GURLOGN, cioè della Fam. Gorgolon; al bivio per Valgrande sta la bella CHIESETTA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE), ma per evitare il traffico, sempre notevole, conviene traversare la piazza di Dosolédo, passare davanti al panificio e portarsi verso sud fino a prendere la stradina asfaltata che inizia tra il Palazzo Zandonella Dell'Aquila (oggi dei Zandonella Sarinuto) e le nuove Scuole Comunali (CAPITÉL D MARIA D MusÉ, Albergo Bellavista e CROCIFISSO nei pressi). Per questa stradicciola si scende in breve e ripidamente al Torrente Pàdola e al Mulin d Bèrtu (Mulino di Berto, 1137 m), da dove un sentiero sale nel bosco fino a raggiungere la piana che si traversa per entrare infine, dopo aver oltrepassato il CAPITELLO DELLA IMMACOLATA CONCEZIONE, nel ridente paese di Pàdola (1218 m), dominato dallo snello campanile della CHIESA DI SAN LUCA, dall' Aiàrnola e dalla Croda da Campo. Più lontano, a nord, svetta solitario il Monte Quaternà, antico vulcano del Comèlico.
Varie possibilità di ristoro e pernottamento. Ore 8 circa da San Pietro.
il. Sopra il seicentesco Palazzo Municipale di San Pietro, al bivio sentiero che porta alla stra- da per Costalta, si trova il piccolo Capitello di Sant) Antonio e, poco più avanti, un Crocifisso in ferro. Al terzo tornante, sotto Costalta, c'è un capi- 11 quarto tello abbandonato e semidiroccato che era dedicato a Sant'Antonio da Padova e le cui immagini sono state portate più a monte in un'altra edicola. Oltre il quarto tornante si incontra il Capitello della Madonna di Fatima con statua in terracotta, costruito nel 1960. Presso Costalta c'è un Crocifisso ligneo ad un incrocio e, poco più a valle, si intravede il Capitello di Sant'Antonio da Padova con la dotazione del capitello abbandonato di cm sopra. All'interno di Costalta qua e là appaiono Crocifissi e Immagini Sacre sulle pareti delle case. Al centro troviamo la Chiesa di Sant'Anna, ricostruita negli anni tra il 1862 e il 1864 attorno ad una preesistente che risaliva al 1820 (un documento del 1604 descrive Costalta senza Chiesa). L'ampia navata lignea è decorata con un grande dipinto, alla maniera dei "telèri" tiepoleschi e vi è raffigurata la Presentazione di Maria Bambina al Tempio. L'affresco sul fondo dell'abside rappresenta le Sette Fonti dello Spirito Santo che sgorgano da una roccia formando un rivo al quale si abbeverano dei cervi. Nelle vele della cupola si vedono i Quattro Evangelisti e sulle pareti ai lati dell'Altar Maggiore stanno: sulla destra l'Adorazione dei Magi e sulla sinistra l'Annunciazione. Tutto ciò è opera del pittore trevigiano F avaro che l'eseguì nel 195 O. Altre opere notevoli sono le statue della Madonna del Carmine, di Sant'Anna, San Giuseppe e Sant'Antonio. Quindi il grande dipinto seicentesco raffigurante la Presentazione al Tempio e il San Rocco del pittore locale Giovanni De Bettin, dipinto nel 1970 come omaggio al Santo che gode in paese di secolare devozione, cioè dai tempi delle pestilenze che flagellavano queste terre e venivano combattute solo con le preghiere ed i pellegrinaggi: da Costalta a Danta, per esempio, passando per Costalissòio e Casàda. Sulla via del ritorno la Regola di Costalissòio forniva ai pellegrini un pasto caldo ... (vien da dire: che bravi) ... ma solo in cambio di una permuta col folto bosco di Potempia, situato a confine fra le due comunità, sotto il Monte Zovo. Fede ed affari, come si vede, allora potevano convivere pacificamente!
Nota: la seconda domenica di luglio si svolge a Costalta la Processione della Madonna del Carmine; qui i portatori della statua non sono solo i coscritti, come nel resto di quasi tutto il Comèlico, ma qualsiasi volontario. Sulla "Panoramica" troviamo dapprima un capitello contenente statuette lignee, di fattura popolare ma piuttosto antiche, della Madonna e di Sant'Antonio, entrambi con bimbo in braccio, poi un capitello con un gruppo scultoreo, di mano gardenese, detto della Pietà. Un altro Sant'Antonio da Padova sta nei pressi di un locale di ristoro ed ha l'aria antica, ma è stato ristrutturato di recente.

A Costalissòio c'è qualche Crocifisso sulle pareti esterne delle abitazioni e un Capitello della Madonna appoggiato ad una casa, dal contenuto misterioso, nascosto da pizzi e merletti (bastasse questo per evitare i frequenti e vergognosi furti ... ). La Chiesa della SS Trinità di Costalissòio è stata costruita nel 1852 e rimaneggiata dopo l'incendio del 1884. All'interno tele di buona fattura, ma di mano ignota. Una raffigura la Madonna del Patrocinio, l'altra la Ss. Trinità. Nelle volte, altre pitture ad encausto sono di Giovanni Zanzotto (padre del poeta Andrea) e raffigurano la Ss. Trinità, San Matteo, Santa Marta e Evangelisti.
A Costa la Chiesa di San Daniele è del 1898, ricostruita dopo l'incendio del 1893. L'edificio originario era del 1656, rimaneggiato nel 1869. Nel 1926 il pittore sappadino Pio Sòlero affrescò il San Daniele con il leone. Dell'Ottocento sono le Stazioni della Via Crucis che, secondo la tradizione, provengono da una Chiesa di Asfalterbach presso Lienz (Austria) e vennero portate a spalla, a piedi attraverso il Monte Cavallino, da un abitante del luogo dopo l'incendio del 1893.
A nord, oltre Costa (un po' fuori dal nostro itinerario) si trova la Chzésetta Caduti di Cima Vall6na, inaugurata nel 1970, moderna, edificata per ricordare i quattro militari rimasti vittime di un attentato terroristico nell'estate del 1967 sul sovrastante Passo di Cima Va1l6na. Sorge sul luogo di una antica cappelletta, proprietà di una famiglia di Candìde che la migliorò nel 1872; poi gli eredi la donarono per far posto all' attuale. Dell' antico oratorio è rimasto il Crocifisso. Un altro grande ed espressivo Crocifisso è opera di Augusto Murer.
Scendendo da Costa, ma per la strada, si incontra subito una teca lignea con una statuetta della Madonna e, oltre il cimitero, un Capitello con Crocifisso e Madonna. Proprio sul nostro itinerario, invece, ecco 1'antico Capitello di San Giovanni Bosco con Madonna e Santo. In basso si vede spuntare l'appuntito campanile di Casàda che sovrasta la Chiesa dei Santi Osvaldo e Lorenzo del 1855.
Ed eccoci a San Nicolò di Comèlico e al capolavoro della valle: la Chiesa di San Nicolò, dalla storia antichissima. Qui una prima chiesa doveva già esistere nel 1029 se in quella data veniva redatto, davanti al suo sagrato, un atto di compravendita de la monte di Frugnoni ... Nel 1413 si ha un primo ampliamento, seguito nel 1475 da un intervento importante firmato da certo Mistro Zuane de Chomo della scuola lombarda. Altri lavori nel 1633, nel 1700 e dopo l'incendio di fine Ottocento. Gli affreschi riguardanti San Cristoforo e il Vescovo San Nicolò sono di buona mano ignota. L'Altare ligneo dedicato alla Madonna della Cintura ha una pala attribuita a Martino Teofilo Polacco, pittore di corte del Principe Vescovo di Trento, attivo a cavallo fra il XVI e XVII sec. Un altro Altare ligneo dorato ha una pala raffigurante il Martirio di San Valentino, del Zanchi. Pregevoli affreschi decorano la Cappella Maggiore, opera di Gianfrancesco da Tolmezzo eseguiti nel 1482. Documento artistico unico, il più antico del Comèlico, che meriterebbe maggiori approfondimenti.
Oltre il ponte sul torrente Digon a Gera si trova subito il Capitello del Sacro Cuore di Gesù (dov'era una Madonna vilmente sottratta) e, un po' più avanti sulla strada per Sopalù, quello dedicato a Sant'Antonio da Padova. Vicino sta la Chiesetta della Ss. Trinità, adiacente al settecentesco Palazzo Vettori. Questa chiesuola, di pertinenza della vicina casa padronaIe, è stata costruita tra il 1704 e il 1706, poi migliorata nel 1799. Sopra il portale v'è un affresco raffigurante la SS. Trinità e San Michele Arcangelo con i Santi Vittore e Corona, opera di Gianandrea Lazzarini. La volta è affrescata con l'immagine di Maria Assunta. Altre opere sono l'Ultima cena del Fontana datata 1751 e la Lavanda dei Piedi di artista ignoto.
A lato della piazzetta di Sopalù c'è il Capitello del Sacro Cuore di Gesù, riattato nel 1995 e prima ancora nel 1918 sui resti di antico manufatto. Sulla mulattiera Sopalù-Candìde si incontra un Croci/isso di legno con tettuccio, circondato da fiori multicolori e con l'Aiàrnola dirimpetto. Dove la detta mulattiera si innesta con la stradicciola che porta a Candìde o a Dosolédo, ecco l'elegante ed antico Capitél di Tòbi (dei Tòbolo), rialzato dalla strada, con all'interno una bella stampa, un Croci/z'sso ligneo e alcune immagini. Questo capitello sorge sul Col dIa vécia (Colle della vecchia), nome che ricorda una leggenda: un tempo i defunti venivano portati a spalla da Sopalù fino al Cimitero di Candìde lungo quel ripido sentiero. Proprio qui, una volta, i portatori scivolarono e mollarono la presa; il feretro, che conteneva una vecchietta, si aprì, il tutto rotolando per la china.
Candìde riserba alcuni capolavori come l'antica Chiesa di Sant'Antonio Abate che, secondo alcuni studiosi, poteva già essere in loco nel 1089, anno in cui è documentata una infezione detta "del sacro fuoco" o fuoco di Sant'Antonio. Certamente esisteva prima del 1508 perchè in quell'anno venne incendiata dalle truppe di Massimiliano del Tirolo in guerra con Venezia. Dal 1536 al 1538 venne ricostruita da Mistro Nicolò Ruopel de Carnia. Nell'abside tracce di affresco rappresentano le Tentazioni di Sant'Antonio. L'altare ligneo è del Seicento con statuetta lignea di Sant'Antonio e quattro tele dipinte raffiguranti Santa Lucia, Santa Caterina d'Alessandria, la Madonna col Bambino attribuiti a Cesare Begni.

La Chiesa di Santa Maria Assunta a Candìde è dell'XI-XII sec. e pare sorgesse poco più a sud dell'attuale, poco discosta da quella di Sant'Antonio e come questa incendiata nel 1508. Nel 1515 era già nuovamente consacrata e nel 1637 elevata a Parrocchiale, autonoma dalla Chiesa Matrice di Santo Stefano. Nel 1642 viene allungata la nave. Subì nuovi incendi nel 1669 e nel 1705. Riedificata tra il 1792 e il 1799 dall' arch. Schiavi. All'interno affreschi del pittore sacerdote Fossolini e del De Min. Della chiesa antica sono rimasti quattro altari: della Madonna del Rosario con pala attribuita a Francesco Vecellio, della Madonna di Loreto di ignoto, di San Giuseppe con pala attribuita a Guido Reni e del Crocifisso di ignoto. I sei dipinti del 1823 sotto il cornicione della navata sono: due di Antonio Federid, due di Antonio Tessari e due di Paolo Filippi. Un San Antonio Abate è firmato da Tommaso Ve cellio mentre a Francesco Vecellio pare siano da attribuire due tavole lignee dipinte. Lo scultore locale Antonio Carbogno ha scolpito le tre statue di legno dell'Altare Maggiore, mentre un altro artista locale, Giovanni Antonio Dorigo Piccolo, è presente con alcuni pregevoli ritratti in Sacrestia.
Nota: a Candìde si svolge ogni anno, la prima domenica di ottobre, la Processione del SS. Rosario con la statua della Madonna portata a spalla, a turno, dai membri delle varie Associazioni. Per l'occasione le vie vengono ingentilite da caratteristici archi trionfali fatti di rami d'abete. La stessa cosa viene fatta a Casamazzàgno con la Processione della Madonna della Salute, la terza domenica di novembre.
Il Capitello di Ciamorz'n, salendo a Casamazzàgno, è fra i più antichi della zona, fatto costruire da importante famiglia del luogo nel 1741 o 1743. Il celebre pittore Giovanni De Min lo affrescò nel 1846 mentre lavorava nella vicina Chiesa di Candìde (o forse nel 1844 quando stava dipingendo nella Chiesa di Dosolédo). Vi si vede all'esterno una Annunciazione della Vergine e all'interno un San Giuseppe e un San Francesco da Paola. Sul fondo trova spazio un vecchio Crocifisso di legno. Poco più avanti, fuori di poco dal nostro itinerario, sta il Capitello della Madonna Addolorata costruito da una famiglia del luogo intorno al 1950 per ricordare un giovane congiunto caduto in Africa durante l'ultima guerra. L'opera dello scultore locale Appollonio Zanderigo rappresenta Gesù genuflesso che sorregge un soldato esanime. Seguendo i viottoli si incontra il Capitello dell'Immacolata e poco più avanti un Capitello dismesso ed "adottato" da una famiglia che vi ha collocato una lapide a ricordo di giovane vita scomparsa. Interessante per la rara raffigurazione dell' Eterno Padre sul frontespizio. A Casamazzàgno domina la grande Chiesa di San Leonardo Nuovo edificata tra il 1859 e il 1870 dall'ing. Pante su modello della vicina Chiesa di Candìde. Il cadorino Tommaso Da Rin ha affrescato la volta dell' abside e tre riquadri sulla facciata, mentre il sappadino Pio Sòlero ha dipinto la pala dell' altare di San Francesco di Paola. Un' altra pala è del cortinese Giuseppe Ghedina; le statue lignee di Santa Teresa e Bambin Gesù sono del comeliano Appollonio Zanderigo Rosolo, tutti artisti locali per una bella Chiesa ... Un' altra pala raffigura il Cristo ed è opera del pittore Francesco Bettio. Di un certo interesse è la Via Crucis, attribuita a scuola tiepolesca.
Sopra il colle, dominante il Comèlico, sta la vecchia Chiesa di San Leonardo edificata da Mistro Nicolò Ruopel de Carnia nel 1548 sul luogo di un'altra chiesuola. Il pregio di questo edificio sta nel piccolo e slanciato portale d'ingresso. Nudo l'interno. Un altariolo ligneo è addossato al fondo absidale ed è dedicato alla Madonna di Lourdes; un altro porta la data del 1902. In una nicchia c'è una Madonna del Carmine. La Chiesa è aperta per poche messe all'anno; mancano i fondi (500 milioni previsti) per una sua ristrutturazione e voglia Iddio che un giorno o l'altro non cada sotto il peso degli anni!
Vicino a San Leonardo c'è il Capitello di Gesù incoronato di spine con statua lignea che, secondo la tradizione, proviene dalla diroccata chiesuola del Passo di Monte Croce, sottratta da un devoto di Casamazzàgno alle angherie austro- ungariche.
A Sacco di Dosolédo ecco la Chiesa della Visitazione o di Santa Elisabetta costruita, l'attuale, nel 1868 in luogo di una più antica di cui si conosce la data della consacrazione: 1662. La tradizione vuole che nel 1508, all' entrata delle soldataglie di Massimiliano, qui esistesse un altariolo, dato alle fiamme dai soldati tedeschi. Uno di loro rubò la statua della Madonna che poi abbandonò a testa in giù in una palude e per tale azio- .. ne nmase cieco ... Dosolédo ha sul poggio più alto la bella Chiesa dei Santi Rocco e Osvaldo la cui costruizione (secondo gli studiosi Ronzon e Fabbiani) fu terminata nel 1844, o comunque prima del rifrabbrico dell'abitato avvenuto nel 1857 . Il disegno è di un certo Colussi del Friuli, ma il Segusini vi mise mano con aggiunte e modifiche ed il risultato è la prima esperienza neoclassica eseguita in terra di Comèlico. Una Chiesa risulta esser stata costruita a Dosolédo già nel 1521 per interessamento di don Osvaldo Zandonella, rampollo di una importante famiglia del luogo, allora Pievano della Chiesa Matrice di Santo Stefano. Le volte e l'abside della Chiesa di Dosolédo sono affrescate dal pittore Giovanni De Min e rappresenta- no l'Apoteosi di San Rocco, la Trinità con i Quattro Evangelisti, Tre Angeli, Quattro Profeti Maggiori. Di grande pregio è l'Altare dell'Addolorata con San Filippo Benici a destra e Santo Stefano Protomartire a sinistra, opera dello scultore Andrea Brustolon e risalente al 1722-23 . L'altare sul lato opposto, proveniente dalla Chiesa precedente, è ligneo, dorato e intagliato alla maniera seicentesca friulana; vi è stata inserita una pala raffigurante Sant'Anna con i due Titolari, opera finora attribuita a Cesare Begni di Pesaro (ma il prof. Sergio Claut dice: "Pare inaccettabile la proposta di dare al pesarese anche la Madonna, San Rocco e Sant'Osvaldo nella chiesa parrocchiale di Dosolédo ... "). Entrando si notano due altari ottocenteschi dedicati a Santa Appollonia e altri (a sinistra) e Santi Ermagora e Fortunato con San Pietro d'Alcantara e Santa Veneranda (a destra). Due statue sono inserite in nicchie presso la Cappella Maggiore: Sant'Antonio con Bambino (a destra) e San Giovanni Bosco (a sinistra), opere del gardenese Ferdinand Demetz. Meritano menzione le 14 tele della originalissima Via Crucis, la prima opera pubblica del pittore Vico Calabrò (disegni) con Nazzareno Corsini (dipinto).
All'inizio del paese, prima della salita che porta in piazza a Dosolédo, sul muro di una casa con negozio c'è un CrocIfisso (Cristu d Somprà) già appartenente ad un vecchio capitello demolito. Poco più avanti di questo, al bivio andando a sinistra, vicino ai Vigili del Fuoco, c'è il così detto Capitél d Maria d Musé, già ignobilmente visitato dai ladri. Più avanti ancora, in località Piano, sul colle panoramico vicino all' Albergo Bellavista, c'è un Crocifisso sul luogo di uno più antico che tradizionalmente era visitato con solenne processione durante la benedizione dei prati. A Dosolédo "alta", in via Nellere, prima della salita per questa località, c'è il Capitello di Santa Elisabetta distrutto dall' alluvione del 1966 e ricostruito a cura di una famiglia del luogo.
Nota: la sera del Venerdì Santo si ripete a Dosolédo l'antichissima Processione della Passione che percorre tutto il paese, per l'occasione ingentilito da centinaia di lumini colorati e da altre coreografiche fantasie religlOse. In fondo al paese sta) l Cristu dli Cunti'ni e, più in alto, sull' erta erbosa, un altro Crocifisso, mentre al bivio Pàdola-Montecroce è il Capitél di Gurlogn (Fam. Zandonella Gorgolon), contenente qualche immagine sacra e un minuscolo Crocifisso. L'attuale struttura è stata restaurata nel 1927 su una più antica. Il Capitello è alto sul burrone del torrente Pàdola, sopra La Stua, antica diga oggi ristrutturata e anticamente usata per la fluitazione del legname. Lasciato il Mulìn d Bèrtu e raggiunta la piana di Pàdola si incontra ad un bivio il Capitello dell'Immacolata Concezione, dotato di due tozze e robuste colonne. Piuttosto antico, venne ristrutturato nel 1920 da una famiglia proveniente da Borca di Cadore che collocò la statua della Madonna e i quattordici quadretti della Via Crucis.

Padola

Frassati Padola



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