Sentiero Geologico
Servizi

La glaciazione

Ottantamila anni fa iniziò per la terra un periodo a clima molto più freddo dell'attuale. I ghiacciai alpini si espansero a tal punto da occupare interamente le valli fino ad affacciarsi alla pianura. Fino a diecimila anni fa il Comelico era sepolto da un mare di ghiaccio che superava gli ottocento metri di spessore. Solo le cime più alte emergevano isolate dalla spessa coltre bianca e le alte valli si trasformarono in circhi glaciali dove la neve si raccoglieva e, trasformandosi in ghiaccio, contribuiva ad alimentare l'immenso flusso glaciale. Il ghiacciaio del Piave raggiunse dimensioni tali da tracimare in vari punti nella valle del Tagliamento. Suoi rami superavano sia il Passo Avanza che il Passo di Cima Sappada per scendere poi lungo la Val Degano; altri si affacciavano alla Val Pesarina dal Passo Siera e da Forcella Lavardet. Un ultimo ramo, infine, superava il Passo della Mauria scendendo l'Alto Tagliamento. In Val Pusteria il ghiacciaio era ancora più potente e raggiungeva i 2300 m di altitudine. Esso quindi era in grado di superare il Passo di Monte Croce di Comelico con un flusso dello spessore di circa 600 m alimentando a sua volta il ghiacciaio del Piave. Forse anche la Forcella Dignas venne superata per qualche decina di metri. I..:azione erosiva di questi ghiacciai lasciò tracce profonde nel paesaggio: tutte le creste montuose superate dalla cappa di ghiaccio vennero arrotondate o spianate con grande contrasto rispetto a quelle rimaste emerse; le valli percorse dal flusso glaciale vennero allargate assumendo la caratteristica forma a "U". Al ritiro dei ghiacci (10 000 anni fa), fiumi e torrenti occuparono le valli da lungo tempo abbandonate imponendo la loro caratteristica erosione che progredisce sempre da valle verso monte. Essa però, fino ai nostri giorni, non è riuscita ancora a raggiungere le alte valli alpine che recano ancora intatte le tracce lasciate dai ghiacciai. Ciò fu favorito anche dal fatto che il ritiro dei ghiacci fu graduale e presso le zone superiori delle vallate alpine sopravvissero a lungo piccoli ghiacciai che depositarono caratteristiche morene frontali o lunghi cordoni di morena laterale. Scoprire queste tracce ancora intatte nelle nostre montagne è un magico tuffo in un mondo lontano nel tempo, che però può rivivere attraverso la nostra osservazione e la nostra fantasia.
La storia geologica di questa vasta area per la quale si sono descritti itinerari di interesse naturalistico e storico, inizia molti milioni di anni fa. Le montagne che si possono qui ammirare sono infatti il risultato di due orogenesi. Per capire come si sono formate bisogna sapere qualche piccola nozione di geologia generale. Innanzitutto si deve analizzare la crosta terrestre, che già anticamente era costituita da due tipi, continentale e oceanica. Si potrebbe pensare alla crosta terrestre come un "involucro" esterno del nostro pianeta grosso modo intero. In realtà essa è divisa in diverse porzioni, chiamate dai geologi "placche terrestri". Queste placche, nei milioni di anni, si sono mosse tra loro, a volte avvicinandosi, a volte allontanandosi. Se due placche si allontanano, è probabile che dal mantello (parte interna del pianeta, sottostante la crosta terrestre) si spingano verso l'alto materiali fluidi (magmi). Se due placche si avvicinano lentamente per diversi milioni di anni, è probabile che avvenga la formazione di una catena montuosa: le rocce e i sedimenti nascosti in profondità vengono pian piano spinti verso l'alto. Questo lento e complicato processo di formazione delle montagne viene chiamato orogenesi. Da notare che processi simili ad una orogenesi non si sono fermati: ce ne accorgiamo soprattutto con i terremoti, che sono il risultato in superficie di movimenti che avvengono in profondità. La prima orogenesi della nostra zona è avvenuta, nell'era paleozoica, poco più di 300 milioni di anni fa e coinvolge formazioni geologiche anche molto più antiche. La cifra appena esposta non deve meravigliare: infatti è stato stimato che l'età del nostro pianeta è di circa 4,7 miliardi di annil
Questa prima orogenesi, denominata "orogenesi ercinica", è testimoniata soprattutto lungo le zone di confine, in quella che viene chiamata Catena Paleocarnica. In essa sono rappresentate rocce di varia natura, che indicano sedimentazione marina (ad esempio calcari e argilliti), continentale (ad esempio alcuni conglomerati) o fenomeni di solidificazione di magmi e di lave. Non mancano inoltre le rocce metamorfiche (ad esempio filladi e gneiss), che derivano dalle rocce precedenti per innalzamento della loro temperatura e conseguente ricristallizzazione. Infatti le rocce, se vengono a contatto con un fluido incandescente (magma o lava), oppure se vengono seppellite da uno spessore di chilometri di altre rocce e sedimenti, subiscono una "cottura", che può portare al loro interno a notevoli cambiamenti nella struttura. Da ricordare che in alcune formazioni geologiche erciniche si possono trovare fossili (incredibilmente ben conservati nonostante l'età!): di solito si tratta di molluschi, brachiopodi e coralli nelle formazioni calcaree e di resti di piante nelle formazioni di tipo argillitico. Da notare che queste formazioni geologiche appartengono all'era chiamata Paleozoico (letteralmente "era degli animali antichi"). La seconda orogenesi, denominata "orogenesi alpina", è testimoniata in tutta la zona esaminata. Si tratta di una orogenesi che si è sviluppata in più fasi nei vari milioni di anni, al contrario di quella ercinica che è stata, da un punto di vista geologico, di breve durata. Si tratta del risultato dello scontro tra la placca terrestre africana e quella euroasiatica. L'orogenesi alpina ha coinvolto tutte le rocce già emerse durante quella ercinica e tutte quelle che si sono formate dopo, vale a dire dal Carbonifero in poi. Le rocce di "età alpina", vale a dire quelle formatesi dopo l'orogenesi ercinica, sono rappresentate un po' ovunque nella nostra zona. Sono caratterizzate da una notevole varietà litologica, costituita soprattutto da rocce sedimentarie. Anche in queste formazioni geologiche si possono trovare notevoli testimonianze fossili, soprattutto permiane e triassiche: si tratta principalmente di molluschi e affini, piante, pesci (raramente), coralli, resti ossei e impronte di rettili (molto raramente). A volte i fossili sono così ben conservati che mostrano particolari molto interessanti e di difficile conservazione, quali ad esempio tracce di colorazione originale in alcuni molluschi e altri particolari incredibilmente conservati dopo così tanti milioni di anni. In alcuni punti della zona sono inoltre presenti minerali: essi chiaramente si trovano in rocce di tipo eruttivo e in rocce metamorfiche, ambiente ideale per la loro formazione. Bisogna ora spendere due parole sull'attuale aspetto (morfologia) della intera zona. Essa è il risultato graduale di numerosi fenomeni geologici, quali, ad esempio, il sollevamento delle rocce e dei sedimenti durante le due orogenesi, il lento smantellamento delle montagne dovuto soprattutto a fenomeni di erosione, i cambiamenti climatici quali le glaciazioni. Da ricordare che queste ultime hanno modellato notevolmente tutta la zona: per le descrizioni di questi ambienti glaciali si rimanda alla descrizione di ogni itinerario. I ghiacciai che si trovano attualmente nelle Alpi sono considerati "relitti" di queste glaciazioni, chiamate dai geologi Biber, Donau, Gunz, Mindel, Riss e Wurm.
In conclusione si può dire che l'aspetto delle vallate e delle montagne che ci circondano è destinato a cambiare per fenomeni naturali che si sono da sempre susseguiti sul nostro pianeta: attualmente è in atto soprattutto l'erosione fluviale e torrentizia assieme a fenomeni gravitativi tipo frane e distacchi rocciosi.



back